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Cohousing, un modello abitativo collettivo
di Sabrina Pugliese - 16 aprile 2015
Quando la casa non è solo una questione privata, ma a essa si associano spazi e servizi comuni che vengono gestiti collettivamente
Perugia. Si è svolto ieri, 15 aprile 2015 presso la Sala Partecipazione della Regione Umbria, l’incontro di presentazione del modello abitativo del cohousing. Grande la partecipazione e l’interesse, anche istituzionale, e l’attenzione rispetto a un tema sicuramente attuale e sentito, poiché risponde al cambiamento delle esigenze sociali, delle sensibilità e degli stili di vita che oggi caratterizza la vita urbana.

Cosa è il cohousing? – É un modello abitativo in cui agli spazi privati della casa tradizionale, si associano spazi e servizi comuni, che vengono gestiti collettivamente. La partecipazione democratica dei cittadini non si gioca solo negli spazi pubblici della città: la ricerca di spazi privati di qualità, in cui abitare e lavorare, ci porta ogni giorno a confrontarci, singolarmente e come utenti “passivi” con il mercato immobiliare e con le soluzioni abitative da questo proposte, mentre altrettanto singolarmente affrontiamo tutta una serie di problemi quotidiani: riscaldarci, muoverci, lavorare, occuparci della casa e della famiglia
Condivisione degli spazi – É probabile che il segreto per alleggerire questo peso ed essere protagonisti consapevoli delle nostre scelte, possa essere rintracciato semplicemente nel “mettersi insieme”. Mettersi insieme significa progettare e condividere spazi e servizi. Dal giardino alla sala dei giochi per i bambini, dall’area pranzo comune alla lavanderia, o alle rimesse, dal car o bikesharing alle utenze collettive (internet, impianti solari o fotovoltaici). A deciderlo è il gruppo di futuri abitanti che, come in un gruppo di acquisto alimentare, diventa committente dell’edificio e partecipa alla sua progettazione, condividendo e stabilendo esigenze, obiettivi e standard di qualità.
I costi – I costi da sostenere sono in questa maniera ridotti rispetto alla media perché “condividendo si risparmia” e contemporaneamente si può ottenere un ambiente di vita più soddisfacente.
L’incontro era a cura di Housy Progetti per condividere che hanno l’evento dedicato al Cohousing perché credono nell’innovazione che risponde al cambiamento delle esigenze sociali, delle sensibilità e degli stili di vita.
HOUSY è un gruppo multidisciplinare di accompagnamento di progetti di Cohousing, un modo di abitare in cui la ricerca della casa tradizionale è integrata da una componente di condivisione. Housy è attiva nella divulgazione e formazione sul tema del Cohousing, nella gestione di processi partecipati, inclusivi dell’aggregazione e consolidamento dei gruppi di futuri coabitanti, nell’accompagnamento del processo anche dal punto di vista tecnico-giuridico.
Fonte Perugia online
http://www.perugiaonline.net/senza-categoria/cohousing-un-modello-abitativo-collettivo-20054/

Quando si parla di casa, l’equilibrio tra domanda e offerta sembra non raggiungersi mai. Almeno in questi ultimi anni. A fronte, infatti, di una quantità notevole di locali sfitti o invenduti (in Umbria sono almeno 40 mila), le difficoltà di accesso al credito ostacolano anche coloro che vorrebbero acquistare.
Come uscirne? Cambiando prospettiva, aprendosi a nuove forme di abitazione e abitabilità che in Nord Europa già funzionano da anni. Come il cohousing.
Il termine, traducibile (non perfettamente) nell’italiano “coabitare”, designa un modello abitativo in cui agli spazi privati della casa tradizionale si associano spazi e servizi comuni,
che vengono gestiti collettivamente. Dalla cucina alla lavanderia, dalla palestra alle stanze per i giochi dei bambini, dagli spazi verdi ai mezzi di trasporto.
Si passa, quindi, da un’esperienza singola e “passiva” di scelta fra le soluzioni abitative già esistenti proposte dal mercato immobiliare, guardando ai problemi di gestione (riscaldarsi, muoversi, cucinare, fare le pulizie, ecc.), a una collettiva e “attiva”: un gruppo di persone sceglie di vivere insieme, sceglie di progettare o riprogettare insieme uno stabile a misura delle proprie esigenze, e sceglie di gestirlo insieme.
Il modello del cohousing è stato oggetto di un incontro giovedì 16 alla sala della Partecipazione di palazzo Cesaroni, dal tema “Abitare e condividere: la risposta è cohousing”. L’iniziativa era a cura di “Housy – Progetti per condividere”, gruppo multidisciplinare (architetti, avvocati, agenti immobiliari…) di accompagnamento di progetti di cohousing.
“Gli spazi comuni – spiega Chiara Durante, ricercatrice ed esperta del settore – sono un valore comune, per questo vengono costruiti proprio per favorire l’incontro e la reciprocità. Gli abitanti condividono tutto, dalla progettazione alla manutenzione, sottoscrivendo una sorta di statuto in cui sono definiti compiti, mansioni, turni, ecc. Questo non significa assolutamente che ci siano forme di condivisione del reddito familiare, né, d’altro canto, di retribuzione per il lavoro svolto”.
“Nel cohousing – spiega l’architetto Viviana Lorenzo – la condivisione comincia fin da subito attraverso la cosiddetta ‘progettazione partecipata’. Ovvero, un gruppo di persone si mette insieme e, affiancato da esperti del settore, partecipa attivamente alla costruzione dello stabile, fissando esigenze, obiettivi e standard di qualità”.
Spesso poi i cohousing diventano veri e propri centri propulsori di rigenerazione urbana, capaci di far rinascere quartieri altrimenti abbandonati. È il caso, ad esempio, del San Lazzaro a Bologna, dove edifici di proprietà comunale in fase di abbandono sono stati ripresi da un gruppo di cittadini e riprogettati. O come il caso di Porta Palazzo a Torino, palazzina ottocentesca ristrutturata che ospita otto famiglie in altrettanti alloggi.
Anche dal punto di vista dei costi, l’esperienza del cohousing può risultare vantaggiosa. “Perché – specifica Luca Canini, consulente dell’agenzia immobiliare Habitat – se è vero che il prezzo degli immobili da acquistare resta inizialmente più o meno invariato, è altrettanto vero che questi immobili si rivalutano moltissimo nel tempo alla luce dei servizi aggiuntivi che offrono rispetto ai condomini tradizionali; e poi, ovviamente, tali servizi condivisi rappresentano una fonte di risparmio per gli abitanti”.
In Umbria non si sono ancora sviluppati modelli di cohousing come questi. In tutta Italia, anzi, le esperienze del genere sono poche. Ma il futuro è già alle porte, e chi fosse interessato a farne parte, o semplicemente saperne qualcosa di più, può scrivere a housyco@gmail.com.
Intanto, l’assessore regionale alle Politiche della casa, Stefano Vinti, presente all’incontro, ha sollecitato: “Il cohousing può essere un modello di innovazione anche per la nostra regione. Costituite un gruppo di vostri rappresentanti che facciano da portavoce: noi siamo disponibili a incontrarci”.
Fonte "lavoce.it" http://www.lavoce.it/problemi-abitativi-ecco-unidea-innovativa-il-cohousing/
Problemi abitativi? Ecco un’idea innovativa, il “cohousing”
Arriva anche in Umbria la presentazione di un modello nord-europeo di condivisione degli spazi, con vantaggi per gli inquilini e per il quartiere


















